Roma, 23 gennaio 2025 – Alla fine del 2024 l’anagrafe delle imprese italiane registra un bilancio
positivo, con un saldo tra aperture e chiusure che si attesta a +36.856 unità nei dodici mesi da poco
conclusi. Alle 322.835 iscrizioni di nuove attività economiche hanno fatto eco 285.979 cessazioni di
attività esistenti, per un tasso di crescita della base imprenditoriale che si attesta a +0,62% (contro
+0,70% del 2023).
Le dinamiche demografiche del sistema produttivo fanno tuttavia emergere segnali di difficoltà in
particolare sul fronte del ritmo delle aperture di nuove imprese, segnato da uno dei tassi di natalità più
contenuti degli ultimi 20 anni (peggio si è fatto solo negli anni del Covid) e dell’ampliarsi del fenomeno
delle “culle” vuote in un numero crescente di comuni italiani. Nel 2024, infatti, i registri anagrafici delle
imprese hanno registrato uno “zero” nei territori di 478 Comuni, contro i 374 di dieci anni prima e i
212 del 2004.
Queste alcune delle evidenze che emergono dai dati Movimprese sull’andamento della demografia
delle imprese nel 2024, elaborati da Unioncamere e InfoCamere sulla base del Registro delle imprese
delle Camere di commercio. I dati dell’indagine sono disponibili e navigabili all’indirizzo
www.infocamere.it/movimprese.
“Oltre all’aspetto della denatalità di impresa di alcuni territori, un andamento che crea disparità tra le
nostre regioni”, sottolinea il Presidente di Unioncamere, Andrea Prete, “vanno valutate ed
approfondite le cause che stanno portando a una riduzione della base imprenditoriale di alcuni settori
cardine della nostra economia, come il commercio, l’agricoltura e il manifatturiero. Positiva invece la
crescita di diversi comparti dei servizi, a partire dalle Attività professionali scientifiche e tecniche”.
Movimprese 2024: le principali evidenze
A livello settoriale, il saldo positivo del 2024 riflette dinamiche eterogenee tra i vari comparti. Oltre
l’80% della crescita annuale (29mila imprese) si concentra in soli tre macro-settori: attività
professionali scientifiche e tecniche (+10.845 imprese, pari ad un tasso di crescita del 4,40% su base
annua), costruzioni (10.636 imprese in più, corrispondenti ad una crescita dell’1,27%), alloggio e
ristorazione (+8.125, pari a +1,78%). In modo quasi speculare, altri tre grandi comparti hanno pesato in
senso negativo sul saldo con una riduzione apprezzabile del proprio perimetro imprenditoriale:
commercio (10.129 imprese in meno, pari al -0,72% contro lo 0,60% in meno del 2023), agricoltura,
silvicoltura e pesca (-7.457, pari al -1,06% e in linea con l’anno precedente) e attività manifatturiere (-
4.137 -0,81% contro -056% del 2023).
Dal punto di vista territoriale i dati Movimprese mostrano segnali di crescita in tutte le quattro macroripartizioni
geografiche del Paese, anche se ovunque con dinamiche più attenuate rispetto al 2023. In
termini assoluti il contributo più significativo al saldo annuale è venuto dal Mezzogiorno (+13.684
imprese); in termini relativi la componente più dinamica è stata l’area del Centro-Italia (+0,80%)
sostenuta dalla spinta decisiva del Lazio (+1,63%). Complessivamente, 15 regioni italiane hanno chiuso
l’anno con un saldo positivo (erano 17 nel 2023).
In termini di forme organizzative, alla fine del 2024 il tessuto imprenditoriale italiano appare rafforzato
grazie alla significativa espansione delle imprese costituite in forma societaria, cresciute del 3,25%
rispetto al 2023 (+60mila unità). Questo progresso avviene a scapito delle altre forme organizzative, il
cui numero si si è complessivamente ridotto di oltre 24mila unità (meno 14mila le società di persone,
meno 10mila le imprese individuali).
Focus sui comuni a nascite “zero”
Escludendo il triennio 2020-2022 segnato dagli effetti della pandemia, il saldo positivo del 2024 si
colloca di poco al di sopra della media dell’ultimo decennio (33.169), risultato di una lieve ripresa delle
iscrizioni (circa 10.800 in più) e di una più marcata crescita delle cessazioni (circa 16.000) rispetto al
2023. In questo contesto, per la prima volta Movimprese ha focalizzato l’attenzione sul fenomeno
della de-imprenditorializzazione dei territori, analizzando il flusso delle iscrizioni di imprese a livello
comunale.
Comuni italiani con iscrizioni di nuove imprese nell’anno 2024 = 0
Distribuzione regionale - Valori assoluti e percentuali

L’analisi, condotta su venti anni di dati del Registro delle Imprese, evidenzia l’ampliamento del
perimetro dei territori in cui si riscontra un’assenza assoluta di nuove iniziative imprenditoriali. Dai 212
Comuni a zero natalità imprenditoriale del 2004 (pari al 2,6% di tutti i Comuni esistenti all’epoca) si è
passati ai 374 del 2014 (4,6% del totale) per arrivare ai 478 rilevati tra gennaio e dicembre dello scorso
anno (il 5,9% dei campanili della Penisola).
Il fenomeno delle “culle d’impresa” vuote, osservato a livello dei territori comunali, presenta risvolti
che richiedono un approfondimento dedicato e multidimensionale, incrociando variabili socioeconomiche
su diversi piani di analisi. La disponibilità dei dati Movimprese a questo livello di dettaglio
(e la loro confrontabilità nel tempo) offre una solida base per l’avvio di un percorso di
approfondimento e comprensione più articolata. Geograficamente, i comuni che nel corso del 2024
non hanno visto nascere attività d’impresa sono distribuiti in tutte le regioni italiane, con l’unica
eccezione della Basilicata. In termini assoluti, la concentrazione più elevata si registra in Piemonte
(126); a seguire vengono la Lombardia (103) e, con un distacco significativo, la Sardegna (32).
Se si considera il rapporto tra questi comuni e il totale dei comuni presenti nelle rispettive regioni,
emergono differenze interessanti rispetto a questo primo quadro. In una significativa continuità
territoriale, al Piemonte (10,6% di incidenza dei municipi senza nuove imprese sul totale dei comuni in
regione) si aggiunge la Valle d’Aosta (con un valore anche più elevato: 10,8%), la Lombardia (6,7%)
esce di scena dalle prime posizioni, mentre la Sardegna si conferma in seconda posizione anche in
termini relativi, affiancata però dalla Toscana (8,5%). Anche in termini relativi, si segnala una
continuità territoriale significativa tra Abruzzo (8,2%) e Molise (8,1%) a indicare come la geografia dei
sistemi imprenditoriali locali sia fortemente condizionata da quella fisica dei territori su cui insistono le
attività d’impresa.

MOVIMPRESE 2023 - RIEPILOGO DEI DATI PRINCIPALI
Serie storica dei principali indicatori di nati-mortalità delle imprese – Anni 2015-2024
Valori assoluti e percentuali




