Milano, 20 dicembre 2018 - La scelta del Governo di aumentare le entrate inserendo una imposta sui servizi digitali preoccupa perchè, sebbene si applichi soltanto a grandi imprese globali, rischia di ripercuotersi anche sulle piccole e medie imprese italiane che utilizzano i servizi digitali per promuoversi o vendere i propri prodotti. Come settore siamo consapevoli che sia necessario regolare fiscalmente il settore ma abbiamo espresso la necessità di attendere una normativa almeno europea e auspicabilmente OCSE uniforme per non penalizzare la competitività italiana che sconta un livello impositivo già molto alto. Inoltre la modalità di inserimento nel maxi emendamento, senza proficuo confronto con le categorie e con gli operatori che conoscono il settore, come invece avviene in sede Europea, rischia di produrre una norma sbilanciata e dalle coperture quanto meno incerte. Le entrate ipotizzate dal Governo sembrano infatti molto superiori rispetto alle stime del mercato. Mantenere i saldi di bilancio ad un livello prudenziale è essenziale per la stabilità del Paese ma aumentare la tassazione ulteriormente sulle imprese partendo dell'innovazione non è mai una buona scelta e produce, nel medio periodo, un danno a crescita e lavoro. Siamo comunque disponibili, come Associazione e con le imprese interessate, a sederci e confrontarci con Mef, Mise e Autorità indipendenti competenti per contribuire a definire le regole attuative della norma ed evitare che abbiamo effetti sistemici su tutto il settore produttivo e sulla spinta a innovare e digitalizzare.
Lo dichiara Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende dell’ICT.
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